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L’individuo e la società… l’individuo è la società!?

La società in cui viviamo non ha bisogno di sognatori che facciano evolvere l’umanità. Piuttosto ha bisogno di automi che rispettino le regole e regalino il proprio prezioso e limitato tempo per permetterne la sopravvivenza. L’uomo non è libero anche se pensa di esserlo. È schiavo di uno stile di vita preconfezionato che ha accettato ma non scelto. Studia, prendi il pezzo di carta, trova lavoro, paga il mutuo per 30 anni, spera nella pensione, se puoi ammalati e muori il prima possibile.Le sbarre della gabbia in cui vive hanno il nome delle sue paure… dici che ci sono andato pesante? 

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Quel che l’uomo perde col contratto sociale, è la sua libertà naturale e un diritto illimitato su tutto ciò che lo tenta e che può raggiungere: quel che guadagna è la libertà civile e la proprietà di tutto ciò che possiede. Jean-Jacques Rousseau, Il contratto sociale, 1762

Sveglia: ore 5,30

Partenza da casa: ore 6,15

Distanza da percorrere: 99 km (percorso in prevalenza su autostrada e tangenziale, percorribile di norma in un’ora e qualche minuto)

Appuntamento: ore 8,20

«Ce la facciamo! Eccome! Arriviamo con largo anticipo, stai tranquilla! Questa volta non ci fregano…»

Arrivo: ore 8,50… saremmo dovuti arrivare secondo i calcoli ed eventuali intoppi, verso le 8, minuto più minuto meno. E invece…Il motivo?!? IL TRAFFICO!

Chiusi dentro la macchina, inermi, prede del tempo che inesorabile macinava i minuti a nostra disposizione, respiravamo monossido tecnologicamente refrigerato. Sapevamo già come sarebbe andata a finire. Anna si dispiaceva di dover perdere l’autobus prenotato un mese prima, io non credevo che si potesse arrivare a livelli simili. Per fare gli ultimi quindici chilometri di tangenziale ci abbiamo messo più di un’ora! Un tratto di strada che ci ha offerto un’ampia visione del progresso dell’uomo, della sua evoluzione. Ci ha mostrato i passi da gigante che la civiltà ha compiuto… all’indietro, sì, ma li ha compiuti!

Auto vuote come uova di pasqua, involucri metallici dove persone sole guardano altre persone sole intrappolate nella medesima situazione, compagne della stessa congelata sorte. Uomini e donne che si spartiscono la triste istantanea di una società che soccombe. E tutto questo perché avviene? Per denaro? Ma è vivere o sopravvivere questo? A cosa si va incontro?

IL TEMPO È TUTTO CIÒ CHE VERAMENTE HAI

Mentre avanzavamo a passo-d’uomo-claudicante-sullanovantina-conictusinatto, le compagnie petrolifere si sfregavano le mani facendo fatica a contare l’incasso di quelle ore congestionanti. Mentre l’aria di molti si saturava di veleno, i conti in banca di pochi si gonfiavano a dismisura. E intanto la vita si stava consumando… e pensare che c’è qualcuno che ha il coraggio di affrontare quella bolgia ogni giorno, magari per mille euro al mese (la scusa più frequente che usiamo per giustificare ciò è: sono costretto!). Tutto questo non è solo ridicolo. È innaturale, è da pazzi. E poi per cosa lo si fa? Per tirare a campare, per fare altro denaro di cui una parte servirà a comprare altro carburante, per comprare farmaci e interventi che ripareranno i danni causati da quelle ore di stress? Per sopravvivere finché morte non sopraggiunga? Ma l’essere umano è nato per condurre questa vita? Non sembra una galera, un circolo vizioso dove la meta non è la felicità?

Le ore perse tra quelle lamiere nessuno le recupererà più. E se abbiamo la fortuna di arrivare alla pensione o a qualcosa che lontanamente le somigli, in che stato ci arriviamo? Forse bisognerebbe puntare sulla qualità della vita sin da subito e non procrastinare accettando che le cose vadano così come vanno. Il tempo migliore per dare inizio a un cambiamento, per fare qualsiasi cosa, è adesso, non domani né dopo. E’ il presente l’unico tempo in cui possiamo agire. Chi è felice di sprecare parte della propria esistenza imbottigliato nel traffico?

QUALITà DELLA VITANon è il denaro che fa la qualità della vita. Evitare lo stress vuol dire puntare alla qualità, stressarsi vuol dire puntare alla malattia. È meglio guadagnare di più a scapito del proprio tempo libero o avere più tempo libero guadagnando meno? Cosa è giusto fare e cosa non è giusto? Se il tempo è denaro, il tempo libero quanto vale? L’essere umano è uno strumento della società o è il fine della società? Se l’essere umano è uno strumento della società, allora la società è più importante dell’essere umano. Allora dovremmo mettere da parte la nostra individualità e lavorare per la società, rivoluzionando il nostro sistema educativo, facendo dell’individuo una macchina da usare finché produce e poi rottamare.

Ma se invece l’essere umano è il fine della società, questa dovrebbe spingerlo verso la libertà invece di conformarlo a dei modelli elaborati appositamente per soddisfarla. Il compito dell’educazione è quello di risvegliare l’individuo, liberarlo da dogmi altrui, aiutarlo a sciogliere le catene che inconsciamente si è autoimposto, non il contrario.

Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate ad ogni individuo – Einstein

Soltanto una rivoluzione interiore può provocare una radicale trasformazione della società. Dato che la società è statica, ogni azione, ogni riforma, compiuta senza tale rivoluzione interiore, diventa ugualmente statica. Quindi senza rivoluzione interiore di ogni singolo membro della società, l’azione esteriore diventa abitudine, perdendo così il significato che poteva avere all’origine. La società è il risultato della nostra relazione con gli altri e non ha facoltà di dare vita a niente, quindi è statica. Siamo noi che possiamo determinarne il cambiamento, attraverso le nostre azioni, attraverso i nostri atteggiamenti verso gli altri.

QUANDO CAMBI TE STESSO OGNI COSA CAMBIA

Qual è la causa dell’infelicità che sentiamo dentro e fuori di noi? Sicuramente non si è creata da sola l’infelicità, né tanto meno l’ha creata la società. L’abbiamo creata noi nelle nostre relazioni con gli altri. Ciò che siamo dentro si proietta anche fuori. Quello che siamo, che pensiamo, che proviamo, si proietta esteriormente. Si crea così il mondo che ci circonda. Se siamo tristi, confusi, impauriti, disordinati a livello interiore, per proiezione creeremo una società affine alle nostre vibrazioni, perché la società è la relazione che creiamo con gli altri. E se la nostra relazione con gli altri è limitata, incentrata sull’Io, carente d’amore e fiducia, allora siamo sulla buona strada per creare un mondo dove a regnare sarà l’indifferenza, il caos e l’egoismo. Quello che siamo, il mondo è. Il nostro problema diventa il problema della società. Se vogliamo che la società cambi, dobbiamo cominciare a cambiare le nostre relazioni. Dobbiamo cominciare dal nostro piccolo, dai nostri pensieri, dobbiamo abbandonare le nostre convinzioni e lasciare spazio a punti di vista mai presi in considerazione.

La società così com’è ora, è basata sulla competizione, sull’avidità e l’invidia. E’ un processo di continuo conflitto. Ci si preoccupa di far carriera, di guadagnare di più, di assicurarsi posizioni di prestigio, di avere la macchina migliore. Questo fa sì che le relazioni siano fasulle, ipocrite. La maggior parte di noi vorrebbe assistere a una trasformazione profonda della struttura sociale. Questa è una lotta che va avanti da sempre nel mondo e nonostante siano già avvenute rivoluzioni esteriori, queste non hanno avuto effetti duraturi. Perché? Perché per quanto una rivoluzione possa modificare la società, la sua natura è statica. Senza rivoluzione interiore dell’individuo la società tornerà a ripetere gli stessi errori. La società tende a cristallizzarsi e a disgregarsi. Le leggi e le riforme non servono se gli individui che la compongono non cambiano qualità delle proprie relazioni.

Senza rivoluzione interiore l’individuo diventa anch’egli statico e la società lo assorbe e lo cristallizza a sua volta. E allora la vita scorrerà via come se non fosse stata vissuta e i rimpianti per quelle “pazzie” che non ci siamo concessi saranno macigni sul nostro cuore.

Riporto di seguito le parole di Jiddu Krishnamurti il quale, rifacendosi alla millenaria tradizione spirituale indiana, ci invita a perseguire la nostra personale verità e ad abbandonare ogni consolante e inconsistente certezza prefabbricata di cui non abbiamo bisogno. Credo che il confronto tra il suo punto di vista e il nostro sia propedeutico per un possibile cambiamento.

krishnamurti“Perché la società va in rovina e collassa? Una delle ragioni fondamentali è che gli individui hanno cessato di essere creativi. Siamo diventati imitativi, riproduciamo l’esistente sia esteriormente che interiormente. Esteriormente, quando stiamo imparando una tecnica, quando comunichiamo gli uni con gli altri sul piano verbale, naturalmente deve esserci una qualche riproduzione o imitazione. Io riproduco parole esistenti. Per diventare un ingegnere devo prima imparare la tecnica, poi usare la tecnica per costruire un ponte. Nella tecnica esteriore ci deve essere una certa dose di imitazione, di riproduzione dell’esistente, ma quando c’è imitazione interiore, psicologica, sicuramente cessiamo di essere creativi. La nostra educazione, la nostra struttura sociale, la nostra cosiddetta vita religiosa, sono tutte basate sull’imitazione; ossia, mi adatto a una particolare formula sociale o religiosa. Ho cessato di essere un individuo reale; psicologicamente sono diventato una semplice macchina ripetitiva con certe risposte condizionate, siano quelle degli induisti, dei cristiani, dei buddhisti, dei tedeschi o degli inglesi. Le nostre risposte sono condizionate dal modello della società, orientale o occidentale, religiosa o materialistica. Perciò una delle cause fondamentali della disgregazione della società è l’imitazione, e uno dei fattori di disgregazione è il leader, la cui essenza è l’imitazione.

Per comprendere la natura della società che si disgrega non è forse importante indagare se noi, individui, possiamo essere creativi? Riusciamo a capire che quando c’è imitazione ci sarà disgregazione; quando c’è autorità ci sarà riproduzione dell’esistente. E poiché l’intera nostra costituzione mentale e psicologica si basa sull’autorità, per essere creativi bisogna essere liberi dall’autorità. Non avete notato che nei momenti di creatività, quei momenti piuttosto felici di interesse vitale, non c’è nessun senso di ripetizione, nessun senso di riproduzione dell’esistente? Simili momenti sono sempre nuovi, freschi, creativi, felici. Così capiamo che una delle cause fondamentali di disgregazione della società è la riproduzione dell’esistente, ossia l’adorazione dell’autorità.”

Su tutto questo ho riflettuto negli ultimi dieci anni della mia vita. La mia vita, posso dirlo, per fortuna è cambiata 🙂

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