Lavoro: il dovere di scegliere, il piacere di impegnarsi, la certezza di realizzarsi

Il lavoro è importante… per questo non può essere scelto a caso.

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In questo periodo di crisi parlare di lavoro pare un’ovvietà. Quindi sarebbe preferibile parlarne sviscerandone la sua essenza. Che cosa è il lavoro? A cosa serve? Lo scegliamo noi o è lui che sceglie noi? Questi sono tempi in cui chi ha lavoro, che gli piaccia o meno, può ritenersi fortunato. Ma è proprio così?

“Uomini e macchine lavoravano intanto senza interruzione e Hans percepì e comprese per la prima volta in vita sua l’inno del lavoro, che almeno all’orecchio dei novizi ha qualcosa di commovente e inebriante, e vide la sua piccola vita inserita all’unisono in un grande ritmo. (Sotto la ruota, Herman Hesse)

Molti di noi, spinti dalla necessità, si accontentano di ciò che trovano senza prendere in considerazione il fatto di poter scegliere. Di dover scegliere. E più che una possibilità, la scelta, è appunto un dovere di ognuno. Un dovere per salvaguardare il benessere della collettività.

NON SEI IL TUO LAVORO MA IL TUO LAVORO TI RISPECCHIA

Svolgere un lavoro che non ci aggrada non ci permette di compierlo nel migliore dei modi. L’insoddisfazione per ciò che si fa appare un malessere generale nella nostra società. Chi sognava di fare il dentista fa l’avvocato, chi ambiva a collaudare autovetture fa il commesso in un supermercato. Di esempi così c’è ne un’infinità.

Troppo spesso ci troviamo di fronte a persone insoddisfatte della propria occupazione, di conseguenza insoddisfatte anche della propria vita. Gente che alle sette di mattina, sui metrò, sui treni, allineati nel traffico dentro i loro bozzoli d’aria condizionata, si abbrutisce pensando alla noia lavorativa che le si prospetta. Uomini e donne che si dimenticano di ringraziare per il nuovo giorno che è stato loro concesso. E senza accorgerci ci ritroviamo a svolgere un mestiere, non perché lo abbiamo scelto, ma perché uno dei tanti curriculum inviati è andato a buon fine.

Il lavoro è senz’altro una necessità. Ma solo la necessità accompagnata dall’amore per ciò che facciamo può farci sentire di stare vivendo per il conseguimento del nostro scopo.

SE NON PUOI FARE CIÒ CHE AMI, AMA CIÒ CHE FAI

Il lavoro potrebbe benissimo essere preso come momento di gioco, come opportunità di crescita. Un bambino quando gioca (e per lui gioco e lavoro sono sinonimi) non si annoia, dà il meglio di sé e perde la concezione del tempo. Forse dovremo re-imparare il modo migliore per approcciarci al nostro lavoro-gioco.

Vedere il lavoro come un qualcosa di utile solamente alla nostra sopravvivenza è nocivo. Ci siamo abituati a pensare al lavoro come a quella cosa che, una volta fatta, ci dà la possibilità di compiere ciò che amiamo. E se non fosse così? Perché scindere ciò che è dilettevole da ciò che potrebbe apparire come un pedaggio obbligato? E se unissimo le due cose?

E’ facile imbattersi in personale addetto agli uffici pubblici, alla sanità, nelle officine, ecc… scontroso e poco predisposto al rapporto personale, alla gentilezza. Questo perché non hanno scelto il loro lavoro ma sono stati scelti dal lavoro. Con questi presupposti è difficile mettere passione in quello che si fa. Questo non è vivere. E’ sopravvivere. Equivale a essere già morti. Non si vive più la propria vita e si regala (male) il proprio limitato tempo.

QUALE È IL TUO OBIETTIVO IN QUESTA VITA?

Il mondo sta cambiando velocemente e per fortuna stiamo capendo che non può essere la pensione il nostro primario obiettivo. Siamo l’apice dell’evoluzione, co-creatori dell’energia universale, siamo luce e amore, esseri capaci di compiere potenti opere, miracoli. I tempi sono maturi e i cambiamenti sono in atto. Anche la crisi globale che ha colpito quest’epoca fa parte del cambiamento. E non è un male come i media ci vogliono far credere. Grazie alla crisi l’umanità sta riafferrando quei valori che si erano dispersi e sta ripartendo con nuovo slancio verso l’esaudirsi dei propri desideri. Quando non c’è più niente da perdere la via si semplifica, la nebbia si dirada. Non badiamo a ciò che potremo perdere perché non abbiamo più niente da abbandonare. Ci protendiamo invece senza paura verso ciò che più è simile alla nostra natura.

Se provassimo a chiedere al bambino che risiede in noi cosa vorrebbe fare, sicuramente ci troveremo di fronte proposte lì per lì inaccettabili, ma con prospettive assai allettanti (se pur difficili da raggiungere). Per assecondare le sue richieste ci vuole coraggio. E se tutti trovassimo questo coraggio riusciremmo a perseguire il nostro sogno, diventando partecipi di un’umanità che tende a elevarsi, che tende alla felicità comune, piuttosto che all’egoismo e alla diffidenza del prossimo.

Il cambiamento è possibile e deve partire da ognuno di noi. Il mondo utopico sognato da molti, e da molto, diventerebbe realtà. Ogni cambiamento inizia con la presa di coscienza che non ci si è comportati come avremmo dovuto. Non siamo stati onesti con noi stessi. Se ascoltassimo il nostro cuore, non la nostra ragione, e facessimo ciò che dice, riusciremmo a provare quel senso di scopo che molti non hanno mai provato. Comprendere i segnali interiori e ascoltarli vuol dire assumersi anche tutti i rischi che comporta il loro perseguimento, al fine di raggiungere un vero senso di felicità e soddisfazione.

Uomo_con_punto_interrogativoTroppo spesso commettiamo l’errore di identificarci nel nostro lavoro e in ciò che abbiamo accumulato durante la nostra vita. Più la nostra posizione viene definita come ciò che siamo, più sarà difficile per noi conoscere la verità e la libertà. Ecco perché una persona con un’immagine pubblica farà più fatica a essere felice e consapevole della propria natura divina rispetto a colui che rimane anonimo e che è stato definito in diversi modi. L’identificazione con qualcosa può tenerci lontano dal nostro vero sé, dato che il ruolo che svolgiamo è la forza predominante nella nostra vita. Lasciar cadere la nostra immagine implica spogliarsi dell’idea che siamo ciò che facciamo. E poi, se siamo ciò che facciamo, cosa siamo quando non facciamo?

La verità è che apparteniamo alla natura, alla Vita, e cresciamo in essa, con essa e per essa. Tutto ciò che siamo e tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già in noi. Come un seme ha già in sé l’essenza dell’albero, così in noi esiste già quello per cui siamo venuti a vivere questa vita, quello che diventeremo. Dentro noi c’è già tutto quello di cui abbiamo bisogno per portare a termine la nostra missione. Accettando questo, avendo fiducia che ogni cosa faccia il suo corso naturale, impegnandoci, cercando di amare quel che facciamo, raggiungeremo la nostra meta. La vita è imprevedibile e secondo criteri a noi sconosciuti ci rimodella le strade da percorrere per il conseguimento di ciò che desideriamo.

Bisogna impegnarsi seriamente per staccarsi di dosso tutte le etichette che il mondo ci appioppa per separarci dal prossimo. Noi non siamo né ciò che facciamo, né siamo noi a fare. Noi siamo la parte che osserva mentre agiamo.

L’energia che scorre in noi, chiamiamola Amore, Dio, Tao o come preferite, è presente ovunque, anche in quelle cose che all’apparenza mancano nella nostra vita. E’ un’energia la cui esistenza è stata provata anche dalla fisica quantistica. Ma non siamo qui per fare approfondimenti fisici. Siamo qua per capire che siamo già legati spiritualmente a tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tutti e tutto proveniamo dallo stesso luogo. Un luogo dove la materia non conta, esiste solo spirito. Anche le nostre idee provengono da quel luogo, anche i nostri desideri. E tocca a noi accettare la sfida che ci si propone e combattere per far concretizzare nel mondo fisico ciò che regna già nell’invisibile e che ci appartiene.

Ciò che disse il filosofo scrittore Henry David Thoureau riassume bene quanto ci siamo detti: Se uno avanza con fiducia in direzione dei propri sogni e si sforza di condurre la vita che lui ha immaginato, incontrerà il successo inaspettatamente, in un momento qualsiasi.

E quindi non ti auguro di farcela, ti auguro solo di crederci 🙂

Lettura consigliata:
DALLA FELICITA’ AL SUCCESSO: Il successo è uno stato mentale che solo la felicità può generare
cristiano mocciola blog

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4 commenti

  1. Molto vero…,se provassimo ad amare un pò di più ciò che facciamo,vivremmo con un altro spirito,quello giusto!Finisce sempre che non ci pensiamo più,…passano i mesi,gli anni e quel che volevamo diventar da bambini,nemmeno ce lo ricordiamo ormai.Hai ragione,bisogna impegnarsi,metter in moto realtà sognate,desiderate,o forse mai capite,agire!

    • Si Heka, non c’è niente da perdere. Al contrario! La vita è una e dobbiamo viverla come meglio crediamo, non come ci viene imposto. E come sempre, Grazie per il tuo intervento 😊👍

  2. Giusto è arrivato il momento di prendere in mano la mia vita e inseguire il mio sogno solo io posso farlo diventare una realtà…..la mia realtà

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