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Ubuntu: io sono perché noi siamo

Non voglio alludere allo scopo della nostra esistenza, né voglio dare spiegazioni metafisiche sul senso della vita o altro.  In realtà vorrei parlarti di una cosa molto semplice: perchè esisti e quando hai la possibilità di esistere?

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Iniziamo con l’osservare i bambini che in questo sono maestri e ci insegnano più di quanto pensiamo. O meglio, sono “inconsapevolmente” consci di quanto avviene. Il bambino comprende di esistere (si sente esistere) al momento che instaura una relazione con qualcun altro e questo per lui diventa essenziale. Quando fa questa scoperta, quando si scopre come individuo che può e deve relazionarsi, cercherà in ogni modo di non perdere questa capacità. Egli vuole relazionarsi perché solo nella relazione si sente esistere. Ecco perché molti bambini che vengono trascurati sono più propensi a marachelle. Perché dal momento che vengono ripresi hanno la possibilità di esistere, quindi per loro è meglio una sgridata che l’indifferenza.

SCEGLIERE CHI ESSERE

Il piacere che deriva dai rapporti umani rende in genere l’uomo migliore: la gioia comune, il piacere goduto insieme, si moltiplicano, danno all’individuo sicurezza, lo rendono affabile, sciolgono la diffidenza, l’invidia, perché ci si sente bene e si vede che l’altro si sente bene allo stesso modo.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

Lo stesso avviene nell’essere umano adulto. Anche se non ci poniamo più il problema di esistere, noi esistiamo in quanto siamo in relazione con gli altri.

Quando instauri una relazione con gli altri e quando hai intenzione di portarla avanti, quello che puoi chiederti è: chi voglio essere per la persona con cui mi sto relazionando? 

Al momento che ti fai la domanda visualizza te e il tuo interlocutore durante la relazione ideale e cerca di percepire le sensazioni che scaturiscono dal vostro interagire.

Alcuni esempi:

  • per mia moglie voglio essere l’uomo migliore del mondo, premuroso, dolce e romantico
  • per i miei genitori voglio essere un figlio grato e sempre disponibile
  • per mia figlia voglio essere un padre comprensivo e capace di ascoltare senza interferire nelle sue scelte
  • per il mio prossimo voglio essere una persona aperta al dialogo e pronta ad accogliere nuovi punti di vista per permettere a entrambi di crescere

Rispondi onestamente a questa domanda e con molta probabilità ribalterai i tuoi rapporti in meglio, ossia, saranno più sinceri. La sincerità che sorgerà sara, prima di tutto verso te stesso, e ne conseguirà che se sarai onesto con te stesso lo sarai anche con gli altri.

NEL RAPPORTO CON GLI ALTRI SI PRENDE COSCIENZA DI SÉ

Quando hai ben chiara l’idea di persona che vuoi essere per il tuo interlocutore, non potrai far altro che comportarti coerentemente a quell’idea . Al contrario, se non sappiamo chi vogliamo essere non riusciremo a essere noi stessi e tenderemo a costruire rapporti superficiali, privi di stima e fiducia reciproca.

Il video che segue è una delle meditazioni guidate di Esther & Jerry Hicks (che, per caso li conosci?), quindi più che osservare le immagini, concentrati sulle parole. E’ una meditazione sulle relazioni personali e ti consiglio vivamente di trovare un posto tranquillo dove sia possibile concentrarsi senza essere distratti. Le parole che ascolterai sono di altissimo valore ed efficacia. Hanno il potere di ri-centrarti su chi sei veramente, ridandoti quindi il potere di attrarre consapevolmente.

Non dimenticarti di porti la domanda (chi voglio essere per la persona che ho di fronte?) ogni volta che devi relazionarti con qualcuno. Jean de La Bruyère avrebbe riassunto il tutto così: sappiate esattamente che cosa potete aspettarvi dagli uomini in generale e da ognuno di essi in particolare, e in seguito lanciatevi nelle pubbliche relazioni!

E prima di salutarti e rinnovarti l’appuntamento per settimana prossima, voglio condividere con te questo piccolo aneddoto che ben evidenzia l’importanza delle relazioni personali:

Un antropologo in Africa studiava gli usi e i costumi della tribù UbuntuUn giorno, mentre aspettava l’auto che lo avrebbe riportato all’aereoporto, decise di proporre un gioco ad alcuni bambini… Mise un cesto pieno di frutta sotto a un albero, poi chiamò i bambini dicendogli che chi avesse raggiunto il cesto per primo, avrebbe vinto tutta la frutta. I bambini aspettarono tranquilli il segnale e quando fu dato il via si presero per mano e corsero insieme verso il cesto. Arrivati al traguardo si sedettero felici, dividendosi il premio e godendone insieme. L’antropologo sorpreso domandò loro perché si fossero uniti quando uno solo avrebbe potuto prendersi tutto ciò che si trovava nel cesto. Essi risposero semplicemente: “Ubuntu, zio! Come potrebbe essere felice uno solo, se tutti gli altri sono tristi?”. Ubuntu, nella cultura africana sub-sahariana, significa “Io Sono, perché Noi Siamo!”

Lettura consigliata:
IN VIAGGIO VERSO TE: Non cercare uno scopo, Tu sei lo scopo

Grazie di esserci 🙂
cristiano mocciola blog

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4 commenti

  1. Grazie! Ne avevo bisogno…
    Credo che la cosa importante che devo capire in questo periodo è :chi voglio essere per la persona che ho di fronte?
    Grazie Cristiano
    Non riesco a dormire ed ho pensato che leggere un tuo articolo mi avrebbe fatto bene, ed così
    🙂
    Un abbraccio Mary
    Dolce notte

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