Da bambini eravamo veramente bravi a cogliere l’attimo, a vivere il presente. Non sapevamo cosa volesse dire perdere tempo. I nostri momenti erano pregni di vita e ancora non conoscevamo la noia.
Eravamo così bravi a goderci il tempo che neanche ci accorgevamo di quello che passava. Anzi, in molti non sapevamo neanche cosa fosse il tempo. Ho imparato a leggere l’orologio (a lancette) quando ero già grandicello. Più avanti ne compresi il significato. Ora ho smesso di leggerlo, per quanto mi è possibile.
A scuola non ci viene insegnata l’importanza di vivere il presente. Tanto meno la società ci spinge a farlo. Termini come vivere nel flusso delle cose, lasciarsi andare, vivere l’immediatezza, consumare il presente… non ci vengono spiegati da nessuno se non siamo noi ad andarne a cercare il significato. E si spera che dopo averlo cercato cercheremo anche di mettere in pratica quanto appreso.
Se con la mente vaghiamo tra passato e futuro non saremo mai presenti a noi stessi e l’unica cosa che genereremo sarà ansia, inquietudine, rammarico e senso di colpa.
Ma se la nostra cultura evita questo approccio alla vita non è detto che lo facciano anche tutte le altre, o no? Quando cresciamo e cominciamo a interessarci del nostro Ben-Essere, iniziamo anche a comprendere l’importanza di vivere il presente. Ed ecco che iniziamo a frequentare corsi, studiare tecniche di self-help, leggere libri che possano inspirarci ed esserci da guida in questa riscoperta.
Nella cultura Zen avviene che tale istruzione venga trasmessa dal maestro al proprio studente. Ed è un po’ quello che facciamo anche noi quando leggiamo o frequentiamo dei seminari. I nostri maestri (libri, motivatori, speaker) ci accompagnano alla riscoperta di noi stessi.
Ma il risveglio, il raggiungimento del satori (giusto per rimanere in ambito Zen), avviene solamente quando la spinta è interna. Quante volte ce lo siamo detto tra le pagine di questo blog? Puoi anche portare il bue assetato al fiume, ma se lui non decide di bere morirà di sete!
VIVERE IL PRESENTE: MAESTRI DI SE STESSI
Ogni maestro dovrebbe aiutare lo studente a diventare maestro di se stesso. Un maestro non ha bisogno di discepoli e il suo valore lo si può misurare solamente in base a quanti altri maestri è riuscito a formare. Un maestro che non forma altri maestri non lo si può definire tale. Una maestro libera, non imprigiona nessuno al suo modo di pensare e vivere. Invita all’esplorazione del Sé per una continua ricerca delle personali abilità.
Hai presente cosa avviene in natura? Quando il cucciolo (lupo, orso, merlo, quello che preferisci….) è cresciuto, viene allontanato dal nido, dalla tana. Certe volte anche in maniera brusca. I lupi possono persino aggredire la propria prole per invitarli ad abbandonare la tana ed entrare a far parte del branco. Li spingono a crescere e ad assumersi la piena responsabilità di se stessi.
La stessa cosa vale per i genitori i quali dovrebbero preoccuparsi di fornire ai figli gli strumenti necessari per essere genitori di se stessi. Questa è crescita, questo è il risveglio del proprio potere. Così si raggiunge la propria indipendenza e libertà.
L’ESERCIZIO DEL TÈ. I 4 PRINCIPI DEL CHANOYU
In Giappone viene coltivata l’arte di godere del momento presente. E per farlo ci si dedica a un’antica cerimonia, una delle arti tradizionali Zen più note, che prende nome di chanoyu, la cerimonia del tè.
Durante la preparazione del tè ci si concentra solo su quello che si sta facendo. Per entrare nella stanza del tè si deve oltrepassare una porticina bassa, quindi si è costretti a inchinarsi. Questo per ricordarci dell’importanza di essere umili. Perdere l’umiltà è la cosa peggiore che possa capitarci. Se perdi l’umiltà smetti anche di ascoltare. E se smetti di ascoltare, smetti anche di crescere.
La stanza in cui si entra è piccola e contiene pochi oggetti essenziali alla cerimonia/preparazione del te. Si è costretti quindi a ridimensionare la visione che si ha della realtà e la mente recupera così l’equilibrio su se stessa, concentrandosi sui gesti e sul rituale. Nel momento della cerimonia del tè la concentrazione è fissa e incentrata esclusivamente sul compito che si sta svolgendo, quindi ci si impegna a godere del momento presente. Tutte le distrazioni vengono eliminate e per quegli istanti esiste solamente la sensazione della ciotola tra le mani e del tè.
Ma più che soffermarmi sui gesti che vengono eseguiti dal cerimoniere o dai partecipanti, mi soffermerei a comprendere i quattro principi su cui si basa questo rituale.
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ARMONIA
Cerimoniere, ospiti, oggetti e cibo servito cooperano per un’interazione armoniosa. Non c’è il di più, non c’è scarsità. Non c’è prima e non c’è dopo. Non c’è pretesa e non c’è eccesso. C’è il qui&ora e la sua pace (il giusto è nel mezzo). Tutto sfugge tranne il momento presente che è eterno, a patto che noi lo vogliamo. Se hai il controllo del momento presente hai il controllo su tutto il tempo.
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RISPETTO
Pochi oggetti da apprezzare e relazioni dirette con gli altri partecipanti ci inducono a riconoscere la dignità esistente in ogni cosa. In questa condizione permettiamo a noi stessi di comprendere che ogni cosa è legata all’altra. Se rispetti gli altri, rispetti te stesso.
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PUREZZA
Alla fine della cerimonia si spazza la stanza del tè, si fanno le pulizie. Ed è quello che avviene anche dentro noi stessi. Una mente e un cuore puliti permettono a Dio (la verità ultima) di nascere dentro noi. Il significato di pulire la stanza è proprio questo: invitare il nuovo e il bello ad entrare, accoglierlo. Facendo pulizia del passato permettiamo a noi stessi di vivere esperienze altrimenti non esperibili. Mentre l’ospite pulisce la stanza del tè, riordina anche se stesso.
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TRANQUILLITÀ
Essendoci ritirati nella stanza del tè ci siamo allontanati dalla confusione del mondo. Abbiamo ricreato tranquillità in noi e nella relazione con gli altri partecipanti. Ci siamo dedicati a noi stessi, alla nostra pace interiore e alla pace con i fratelli. Raggiungiamo la serenità e, grazie alla relazione con gli altri, l’amplifichiamo. Il più alto livello di consapevolezza del Sé ci porta a mantenere l’animo sereno (quindi ad avere self-control) in mezzo a qualsiasi situazione, quindi anche durante le relazioni umane.
CREA IL TUO RITUALE PER VIVERE IL MOMENTO PRESENTE
Quello che avviene durante il chanoyu è che ci ritroviamo a vivere il presente con cuore aperto, senza pensare a nient’altro, senza giudizio, senza dubbi o inibizioni. Questo atteggiamento verso la vita è la conseguenza dell’ascolto di chi siamo veramente, quindi della nostra riscoperta interiore.
Raggiungere questo stato di consapevolezza è possibile in ogni istante della nostra vita, qualsiasi sia l’attività che stiamo svolgendo. Come sempre, è solo questione di allenamento. Più ti allenerai a vivere il presente, più ti verrà naturale farlo. E per aiutarci in questo possiamo creare un nostro rituale, proprio come la cerimonia del tè, ossia, possiamo dedicarci del tempo.
Tutti i giorni possiamo e dobbiamo ritagliarci un momento per noi stessi. Durante questo tempo non dobbiamo pensare o fare altro se non quello che abbiamo deciso di svolgere. Questo è un allenamento che ci permetterà di sfruttare al meglio anche il resto della giornata.
Può essere bere il tè, può essere una passeggiata, una doccia, una sauna, dei massaggi, meditare, cantare, una lettura, del giardinaggio o fare l’amore. L’importante è che in questo tempo siamo presenti su quello che stiamo facendo. Se tagli il pane e pensi alla litigata che hai fatto ieri con il tuo partner potresti affettarti un dito, provare per credere!
Pensa se riuscissi a dedicare tutta la tua concentrazione al momento presente come cambierebbero i risultati nella tua vita! Se mentre giochi a calcio pensi alle banane in dispensa che si stanno rovinando, se mentre baci tua moglie pensi al politico di turno che ha frodato il popolo… che risultati pensi di ottenere? Una mente alleata è una mente alleata!
Per vivere il presente non hai bisogno di trucchi ma di disciplina. Se non disciplini la tua mente qualcun altro lo farà al posto tuo… ma di certo non la educherà a perseguire i tuoi interessi, bensì i suoi.
Ed ecco la domanda che mi aiuta tutte quelle volte che mi allontano dal mio presente:
SONO LAMPADINA O RAGGIO LASER

Come sai la lampadina disperde la sua luce tutta intorno a sé, il raggio laser la concentra in unico punto. Se ti senti lampadina è perché ti stai concentrando su troppe cose e di sicuro non ne farai nessuna come vorresti. Allenati a fare una cosa alla volta, a concentrare tutte le tue forze su di un unico obiettivo. Il risultato sarà certamente differente.
Pensare di continuo a tutte le cose che ci sono da fare, dare retta chi si lamenta e non agisce, invidiare chi ha successo, criticare chi non capiamo, rimpiangere ciò che è stato… sono tutte cose che ci trasformano in lampadina. Concentrati su cosa vuoi raggiungere e sul prossimo passo che puoi fare per raggiungerlo. Punto. Tutto il resto è distrazione e ti sbilancia tra passato e futuro non permettendoti di vivere il presente per raggiungere i tuoi obiettivi.
Crea il tuo rituale, dedicati del tempo e allenati tutti i giorni in questo. Il tempo è la cosa più preziosa che hai e una volta consumato non ti verrà restituito. Crea pace dentro te e attira Ben-Essere. E se riesci a coinvolgere qualcun altro in questo rituale, tanto meglio! Sarete promotori di pace e il mondo ve ne sarà grato.
Lettura consigliata:
Nessun fiocco di neve cade nel posto sbagliato
Yoi seikatsu… 良い生活… si, insomma, buona giornata 🙂
Grazie per l’articolo. Tuttavia non è facile concentrarsi sul presente quando, ad esempio, litighi con qualcuno, come è successo a me. Ora vorrei tanto recuperare un minimo di rapporto con quella persona, ma giustamente non posso forzare le cose, devo dare tempo al tempo e sedermi sulla sponda del fiume ad aspettare, perché se cerco di forzare le cose rischio di diventare stalker!!!! Ma in questi casi come fai a pensare al presente e non pensare a ciò che è successo?!
Ciao Barbara 😊 pensare al presente è qualcosa che riusciamo a fare sempre se siamo disposti ad allenarci a farlo. Come nella cerimonia del tè ci si allena in questo, anche tu puoi trovare un rituale dove SCEGLI di rimanere centrata sul presente. Più ti eserciti e più ci riuscirai. Trova del tempo per te stessa, scegli di farlo
Ecco, giusto, oltre alla televisione dovrei eliminare anche l’orologio… Mi hai fatto venire in mente di una sera. Con mio marito stavo preparando il minestrone. Uno puliva le verdure e l’altra le tagliava. Ad un certo punto gli ho chiesto – Ti sei ricordato di prendere i numeri del gas e di chiamare? – (in quanto per non pagare una botta a fine anno è bene digitare di tanto in tanto la cifra del contatore). Lui, che aveva da poco iniziato a leggere dei libri sull’arte dello Zen mi ha risposto – Tu adesso sei un minestrone e nient’altro – e poi mi ha spiegato tutto il significato che io spesso ho letto come Qui e Ora. Detto però da lui, con quel tono anche emozionato, vista la scoperta fatta e che lo faceva stare bene, mi è sembrato all’improvviso tutto strano. Ho provato a concentrarmi unicamente su quegli ortaggi e le sensazioni che ho provato sono state davvero particolari. E’ un qualcosa di potente, che si percepisce e ti trasforma. Scusa se mi sono dilungata ma questo tuo bel post mi ha ricordato una bella situazione che desidero mettere in pratica più spesso. Un abbraccio e felice giornata.
Bellissimo questo aneddoto, grazie Megbrega per averlo condiviso qui tra i commenti. Molto saggio tuo marito 🙂 e soprattutto diretto e chiaro nel messaggio. Efficace!
…anche se io sono molto poco zen, a volte mi capita di essere talmente concentrata su quello che sto facendo da non sentire nemmeno chi mi parla (e rischiare litigi col moroso)…ma caspita, quanto ogni cosa acquista di colore, intensità e spessore…
Vero Lara! Cambia proprio la percezione della realtà e ci conferma di quanto questa sia relativa e di come siamo noi gli unici artefici del senso/valore che le attribuiamo. Grazie per il tuo commento 🙂 Buona giornata!
Bellissimo Articolo Cristiano.
Grazie di cuore!
Giuliano
Grazie a te Giuliano 🙂 ciao
Bellissimo articolo Cristiano
Grazie di cuore
Giuliano
Riguardo al lavoro ,quando devi costruirlo , come si fa? Io tendo a correre quasi come se dovessi dimostrare qualcosa a qualcuno. Grazie . P.s: per il resto sono d’accordo su tutto
Ciao Simona, sappiamo entrambe che non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, vero? Fa ciò che devi fare, prendi spunto dalla natura che sembra non faccia niente eppure tutto realizza. Così deve fluire il nostro agire, preciso, consapevole e paziente.
Buona Vita