Aiutare ci fa sentire bene. Essere aiutati ci fa sentire amati. L’aiuto reciproco, una reciproca collaborazione, un sostentamento vicendevole ci fa comprendere che non siamo soli e non possiamo essere soli.
Quando aiutate qualcuno non accontentatevi di risolvere i suoi problemi immediati, per esempio offrendogli del denaro. Dategli anche i mezzi per risolvere i suoi problemi da solo. Tenzin Gyatso (Dalai Lama), I consigli del cuore, 2001
CHIEDERE SENZA PRETENDERE

Il secondo principio della felicità, trattato nel Percorso felicità (disponibile solo nel programma di crescita personale Perdi Peso Scegliendo di Essere Felice) dice quanto segue: imparare a chiedere senza pretendere. Così facendo diamo la possibilità a chi c’è intorno di aiutarci, di muovere energie positive, di aprire un varco dove il bene è libero di passare.
Chiedere senza pretendere vuol dire aver capito l’importanza di accettare l’aiuto. In questo caso specifico siamo noi che chiediamo l’aiuto perché chi è intorno a noi non può leggere il nostro pensiero e quindi non sempre capirà quello di cui abbiamo bisogno se non glielo diciamo noi.
Ma molte volte capita che chi è attorno a noi è così sensibile da capire che abbiamo bisogno di una mano e ce la offre. Ecco, quando avviene questo, capita che diciamo: no, grazie, ce la faccio da solo, non ti preoccupare… STOP!
Per aiutare, bisogna anzitutto averne il diritto – Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, 1866
Abbiamo chiuso il varco. Non stiamo permettendo a quella persona di aiutarci, di liberare il suo bene, di muovere quelle energie che aiuterebbero sia lui, sia noi, sia il mondo.
Capita spesso di sentire persone lamentarsi perché hanno troppo da fare, si devono preoccupare di fare tutto loro. Insomma, il mondo intero sembra gravare sulle loro spalle! Ma poi quando ci offriamo per aiutarle in qualche modo ecco che ci vietano la possibilità di farlo… mmm c’è qualcosa che non va!?! Ti lamenti che devi fare tutto tu, che non hai tempo, e poi rifiuti un aiuto? Che strano meccanismo è questo?
Ciò che avviene è che si ha paura di delegare. Delegando perdi i motivi per continuare le tue lamentele. E come già sai le emozioni che ci facciamo scorrere addosso sono come droghe e ne diventiamo dipendenti (ah non lo sai? Ne parleremo allora nel prossimo post). Chi si lamenta usa come droga la lamentela e non può farne a meno. E per continuare a lamentarsi ha bisogno di mantenere uno stato consono a quel tipo di droga. Quindi cominciare a delegare vorrebbe dire togliersi dalle spalle un po’ di peso, quindi non ci sarebbe più alcun motivo per lamentarsi.
Mentre viviamo adottiamo dei meccanismi che si tramutano poi in abitudini. Più permettiamo a queste abitudini di radicarsi, più sarà difficile riconoscerle ed estirparle.
UN SUGGERIMENTO…
La prossima volta che qualcuno ti offre un aiuto accettalo. Pensa prima di tutto che stai facendo del bene a quella persona perché le stai permettendo di dimostrarti il suo amore nei tuoi riguardi. E poi pensa a te: non sei solo, c’è qualcuno che ti aiuta e che è felice di esserti utile.
Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma è soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità – Sergio Bambarén, L’onda perfetta, 1999
Lettura consigliata:
IN VIAGGIO VERSO TE: non cercare uno scopo, tu sei lo scopo!
Grazie Cristiano. Ahimè anch’io spesso mi sento gravata di pesi che mi sembrano troppo gravi. Cercherò di accettare un eventuale aiuto che difficilmente chiedo perché mi sentirei incapace di assolvere ai miei doveri.
Grazie ancora.
Ivana
Grazie a te Ivana. Ti capisco perché anche io non sono molto bravo ad accettare l’aiuto, ma mi alleno 🙂