Tutto è uno. Non esiste separazione se non per la mente

Catalogare! Ecco quello che sa fare bene la mente. Trovare etichette, dividere, raggruppare, separare, questo di qua, quello di là, ecc… La nostra mente semplifica i dati che raccoglie inventariando ogni cosa. Sarebbe impensabile per lei mantenere tutto sullo stesso piano. Ogni cosa deve essere a suo posto e in ordine!

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E il mondo cosa fa? Ripete queste separazioni, erige confini invisibili dentro i quali siamo tutti inseriti. Cristiani, musulmani, ricchi, poveri, disabili, omosessuali, discotecari, casalinghe, maschile, femminile… potremmo continuare all’infinito. Ogni cosa deve essere al suo posto! ……. Ma ti rendi conto che sono solo limiti illusori e che in realtà tutto è unito?

È PIÙ FACILE SPEZZARE UN ATOMO CHE UN PREGIUDIZIO

Gli incasellamenti avvengono solo nella nostra testa e avvengono per velocizzare i processi mentali. A scapito però ne và della nostra libertà di pensiero e di espressione. Se ci convinciamo che questi confini siano reali creiamo pregiudizi totalmente inutili alla nostra crescita. Lo ripeto: ogni cosa è unita all’altra, non c’è separazione se non nella nostra testa.

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Tutto è uno. Questa idea della dicotomia è profondamente sbagliata. E niente meglio di un grande simbolo asiatico, in questo caso cinese, questa ruota con lo Yin e lo Yang, rappresenta la vita, l’universo… è l’armonia degli opposti. Perché non c’è acqua senza fuoco, non c’è femminile senza maschile, non c’è notte senza giorno, non c’è sole senza luna, non c’è bene senza male. E questo segno dello Yin e dello Yang è perfetto. Perché il bianco e il nero si abbracciano. E all’interno del nero c’è un punto di bianco e all’interno del bianco c’è un punto di nero. (Tiziano Terzani)

Una delle separazioni più forti è senza ombra di dubbio quella tra maschile e femminile (a proposito, conosci la sesta legge ermetica, la legge del genere? Tu di che genere sei?).

Non dico che non esistono femmine o maschi. Dico solo che ai due generi si attribuiscono comportamenti e caratteristiche che se ha uno non può avere l’altro. Le femmine possono piangere, i maschi no, le bambine le vestiamo di rosa, i bimbi di azzurro, la donna lava i piatti e rassetta casa, il maschio va a giocare a calcetto e pianta i chiodi per i quadri… Maschile e femminile, maschio e femmina. Ognuno ha il suo ruolo! È o non è così? E quando si sgarra, quando si esce dai limiti preconfezionati che succede? Ah guarda Luca si atteggia come una femminuccia, Barbara con quel pantalone sembra un maschiaccio, smettila di piangere come una bambina, ecc… (leggi anche: evita il noi contro di loro per una vita libera e felice)

La verità è che non esistono attività o atteggiamenti tipicamente maschili o femminili. Però se ti allontani dai canoni del tuo genere sessuale potresti essere giudicato, potresti essere allontanato o addirittura essere sottoposto a psicoanalisi?!?

Addirittura si fa fatica a pensare che un uomo e una donna possano passare del tempo insieme, soli, senza che tra i due si instauri una relazione che preveda, alla fine di tutto, un atto sessuale, e questo proprio perché abbiamo distinto i ruoli che i due devono avere.

 Ognuno dovrebbe semplicemente essere ciò che sceglie di essere, senza pensare al ruolo sessuale stabilito dagli stereotipi – Wayne Dyer

CHI È LIBERO FA CIÒ CHE GLI PIACE SENZA PREOCCUPARSI DI COSA PENSANO GLI ALTRI

Se sei uomo e ti piace cucire, perché non farlo? Se sei donna e ti piace guidare i camion, perché non farlo? Per essere liberi, quindi ritrovare se stessi, bisogna ignorare i dogmi del mondo, abbandonare l’uso delle categorie e dare ascolto ai nostri gusti senza farsi influenzare dal modo di pensare comune (non cercare uno scopo, tu sei lo scopo). Un uomo non può ritenersi completo se non riscopre la propria femminilità. Lo stesso vale per la donna che per essere completa deve riscoprire la propria parte maschile.

Ho fatto l’esempio maschile/femminile ma di dicotomie ce n’è in abbondanza! Basta che osservi attorno a te. A priori viene stabilito in quale categoria inserire le persone in base agli atteggiamenti e ai ruoli che rivestono nella società: c’è l’insegnante e l’allievo (in realtà siamo tutti allievi e insegnanti), c’è il forte e il debole (chi stabilisce questo? Se un uomo piange è debole? Una donna forte non piange? In base a cosa lo definiamo?), l’infantile e il maturo (cosa vuol dire essere infantili? Prendere la vita con leggerezza? E se invece fosse il modo più maturo per viverla? Ti rendi conto che è solo questione di punti di vista e ogni cosa giusta rivela il suo contrario altrettanto esatto).

 Vivere significa nascere a ogni istante. La morte subentra quando il processo della nascita cessa – Erich Fromm

….spero che tu abbia la forza di ricominciare da zero! E questo è il mio augurio per te che leggi, ma prima di tutto è l’augurio che mi faccio da solo. Spero di ripartire da zero ogni volta, abbandonare ogni pregiudizio per godermi tutto ciò che la vita ha da offrirmi.

Ogni pregiudizio è un muro che ti impedisce di vedere quello che c’è dietro, quindi mi auguro, e ti auguro, di abbattere più muri possibili (Leggi anche il post: riparti da zero!)

 È per rinascere che siamo nati – Pablo Neruda

Non esiste una regola, non esiste giusto o sbagliato. Se ti convinci di questo ti precludi un sacco di cose belle perché il mondo è da scoprire e da inventare. Se lo guardi con i filtri dei pregiudizi, se incaselli ogni cosa, non ti sarà possibile sfruttare al meglio questa possibilità chiamata VITA. Sentiti libero, non catalogare, datti la possibilità di imparare e valutare da solo.

Accettiamo la realtà così come ci viene presentata, così come ci dicono di osservarla e di codificarla, ma siamo sicuri che sia il miglior modo per vivere?

Lettura consigliata:
IN VIAGGIO VERSO TE: Non cercare uno scopo, Tu sei lo scopo

Buona giornata,
cristiano mocciola blog

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6 commenti

  1. Bellissimo articolo! Concordo con quanto è stato detto. Lo schema mentale con il quale mi ritrovo a che fare più spesso è quello che dopo una certa età bisogna per forza sposarsi e avere dei figli. Essendo vicina ai 30 anni me lo sento ripetere spesso ultimamente. Come se il traguardo finale fosse il matrimonio e i figli, come se la vita finisse a 30 anni. Io vorrei sposarmi e avere figli ma non ho fretta!!!!!!!!!!!! Forse tutti hanno paura che non ci arriverò in tempo e anche a me a volte prende questa paura, perché nonostante io dica di volermi sposare non faccio nulla per avvicinarmi a questo “traguardo”! Sto bene da single e tutti mi dicono che se non mi do da fare non concluderò niente. Che ansia mi fanno venire!!!!!

    • È vero Barbara! Per molti sembra essere l’unico modo per procedere, trovare un posto fisso, sposarsi, avere figli… È come se qualcuno prima di noi abbia provato questo percorso, l’abbia ritenuto valido e ora ce lo spaccia per l’unico possibile. È chiaro che non è così. Per quanto possa essere bello sposarsi e fare figli, non è la sola opzione per vivere. Ognuno ha una vocazione diversa e se per caso non è quella di fare famiglia è giusto che la segua. Siamo qua per dare vita al mondo che abbiamo dentro e non per conformarci a modi di vivere testati e fatti passare per gli unici buoni per noi. Come ripetiamo spesso, l’unica voce che conta è la tua perché alla fine tutti se ne andranno e si porteranno dietro le loro parole e i loro consigli, e tu ti ritroverai a fare i conti con te stessa e le tue scelte. Se non ascoltiamo noi stessi non possiamo pretendere di ritrovarci e riscoprirci. Sei l’unica a sapere cosa è meglio per te 🙂 grazie mille per il tuo intervento Barbara:) buona giornata

  2. l’articolo è di per sè interessante ma evita la ragione per la quale il nostro cervello si comporta in questo modo. In ogni cosa esiste un ordine al quale non bisogna prescindere e dato che il nostro cervello ragiona per assonanza deve forzatamente dividere le esperienze per tipologia. Questo non vuole dire che non ammette ragionamento, anzi, è proprio questo ordine che glielo permette. Vero è che le consuetudini ammazzano un pò questo arbitrio per fenomeno “pantofolaio” che è tanto gradito a coloro che lo sfruttano ma nel momento che per una qualsiasi ragione noi immettiamo una affermazione “contro” ecco che il senso critico fa la sua comparsa e mette in discussione un troppo ordine. E’ la fantasia il motore di tutto questo abbinato alla curiosità del diverso, ignoto, diverso punto di vista. Ovviamente il radicalizzato farà molta fatica a deviare l’informazione neuronale, a volte non lo permette con causalità che ben conosciamo ma di massima questa possibilità esiste. Il ricominciare sempre da zero oltre ad essere stancante è anche, a mio parere, poco logico. Da un’esperienza codificata si può sempre trarre un giudizio critico per un divenire. In altre parole, buttare tutto al macero non è fondamentalmente giusto ma rivedere,trasmutare questo sì, anche perchè altrimenti che abbiamo vissuto a fare fino a quel momento e se abbiamo messo in discussione il precedente vi sarà pure una qualche ragione…..Felice Domenica

    • Bel commento grazie brezza! Fa riflettere. Condividiamo in parte quello che hai detto e volevamo specificare che con il ricominciare da 0 non volevamo dire di buttare via l’esperienza, piuttosto farne tesoro senza costruire però pregiudizio, che è quello che avviene il più delle volte. Più che stancante direi che è motivante. Immagina se tutto si ripetesse uguale un giorno dopo l’altro. Che poi la mente funziona così ci sta e non penso sia utile capirne il perché. Semmai è più utile riconoscere il suo lavoro di inventariato e distaccarcene. Se basiamo la nostra vita sulle dicotomie sarà ben difficile gustarne la ricchezza. Non esiste un modo corretto di vivere, ne assoluti sui quali basare il proprio punto di vista. Tutto è perfetto perché è in continuo mutamento. E questo innervosisce la mente che ha bisogno di stabilità e sicurezza e la trova appunto in queste separazioni sulle quali basa poi il proprio procedere. Liberarsi da queste dicotomie vuol dire liberarsi dall’illusione del controllo che la mente pensa di avere. Non siamo la mente, non siamo il corpo, siamo l’energia che sfrutta questi strumenti per interfacciarsi con il mondo. Al momento che ci identifichiamo o con il corpo o con la mente perdiamo noi stessi. Ti auguriamo una buona giornata e ti ringraziamo ancora per il tuo intervento 🙂

  3. Ciao Cristiano, sono anche io d’accordo con Brezza e con le tue successive precisazioni. Importante è non far nascere dall’esperienza un pregiudizio. È sempre una questione di distinzioni. Non buttiamo tutto, per ripartire da zero, non teniamo tutto, ci tarperebbe le ali, quindi, come decidere cosa tenere con noi? Vedi che per trovare una direzione dobbiamo distinguere, e quindi separare? Adoro il simbolo dello yin e yang, da sempre!! E lo comprendo sempre meglio. Vedi che comunque le due forze sono separate? Unità nella diversità, uno dentro l’altro, in parte, abbracciati, interconnessi ma non fusi, non c’è grigio, non c’è confusione, c’è un ordine armonico, c’è anche simmetria!! Distinguere con saggezza, quello che cerco di imparare, è dare dignità e senso profondo alla diversità per accoglierla. Senza negarla, benchè il diverso, per natura, spaventi. Il nuovo, per natura, produca diffidenza con il rischio di generare pregiudizi protettivi. Accogliere, integrare, un tutt’uno nel quale si distinguono le varie parti, che agiscono in sincronia, per un intento comune, come una buona squadra.
    Femminile e maschile sono due nature diverse. Infanzia e maturità sono due nature diverse, singolare o plurale sono due direzioni diverse, autonomia e interdipendenza sono due necessità in contraddizione. Ogni natura racchiude in se anche il suo opposto, ma non si confonde. Se si confondesse perderebbe di senso. Come chi vive la propria vecchiaia aspettando la morte, cadendo nella trappola nel ‘gradiente di grigio’…. Perché non dimentichiamo, la dicotomia più profonda e più difficile da affrontare è che non esiste vita senza morte!!

    • Grazie Federica per il tuo bellissimo e costruttivo commento! Si, il Tao esprime al meglio l’UNO che esiste ovunque è dal quale nasce ogni cosa. Nel post non parliamo di unire a priori le forze in gioco, piuttosto di amalgamarle perché come vedi, nel Tao, nell’UNO, lavorano insieme. Se vuoi trovare questa unità hai bisogno di far lavorare entrambe le forze, proprio per trovare l’equilibrio. Quando ne escludi una, quando procedi per dicotomie, perdi l’unità. Etichettare, dividere, porta conflitti. Unire porta armonia e pace. Tutto coesiste e ogni cosa esiste grazie al suo contrario. Quelle che chiamiamo infanzia, maturità, maschile, ecc sono etichette. Null’altro. Abbandonando le etichette scopri chi sei. E in Cina ti direbbero: così VIVI nel Tao! Per quanto riguarda la morte e la nascita che dire, le due facce della stessa medaglia. La morte, come l’abbiamo etichettata, non è altro che una nascita, una rinascita nel mondo dello spirito. Ogni cosa si insegue e si appartiene. Non c’è vita senza morte e viceversa, così come un seme deve morire per far nascere una pianta e una pianta a sua volta morirà per fertilizzare e dar vita ad altro. Se provi a invertire i termini che attribuiamo a nascita e morte vedrai la vita con una prospettiva completamente diversa. Quindi, qual è il modo giusto per interpretare? Quello che ti fa stare meglio e “ardere”! Grazie ancora per il tuo intervento che ci ha permesso di riflettere e conoscere il tuo punto di vista. Ti auguriamo una splendida giornata 🙂

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